Definito anche “dolore retrosternale”, l’angina pectoris è uno stato di malessere e dolore che interessa la regione toracica, determinato da una cattiva ossigenazione del muscolo cardiaco, correlata ad una diminuzione del flusso di sangue delle arterie coronarie.
Questa condizione patologica è stata osservata e studiata per la prima volta nel 1768 dal Medico Inglese William Heberden. Tipica dell’angina pectoris è la sintomatologia, che si presenta in maniera lenta e crescente, per poi limitarsi e sparire nel volgere di 10/15 minuti; in taluni casi, il dolore che colpisce il muscolo cardiaco può estendersi anche agli altri organi toracici.
L’incidenza di soggetti interessati da questa problematica è pari al 3,3% del pubblico maschile e al 3,9% del pubblico femminile di età compresa tra i 35 ed i 75 anni. Solo in casi decisamente più sporadici, questo fenomeno può avvenire durante la pubertà, specie in assenza di cardiopatie congenite.
Come si manifesta l’angina pectoris?
I sintomi dell’angina pectoris sono molteplici e tutti abbastanza evidenti: dolore, pesantezza e formicolio al torace sono solitamente le manifestazioni più evidenti di questa patologia, i cui effetti dolorosi possono irradiarsi anche alle braccia, alle spalle, ai gomiti, alla schiena, al collo e al viso.
Tra le conseguenze collaterali si registrano casi di dolori addominali, insufficienza respiratoria, sudorazione, svenimento, nausea e vomito.
Le cause che possono determinare la comparsa della malattia sono numerose: la maggior parte dei soggetti interessati dall’angina pectoris presenta un’ostruzione di un vaso, che determina una riduzione del lume arterioso, che ostacola il passaggio di sangue, specie nelle fasi di sforzo. Di solito, la sintomatologia appena descritta di verifica solo quanto l’ostruzione riduce il flusso di sangue in misura superiore al 70%. Tra le altre cause in grado di determinare l’insorgenza della malattia si possono citare le seguenti:
- alta pressione
- alto livello di colesterolo
- vita sedentaria
- obesità
- diabete mellito
- fumo
- predisposizione genetica
Tipi di angina pectoris
E’ possibile distinguere vari tipi di angina pectoris: quella definita stabile o da sforzo, palesa i suoi sintomi quando il paziente è particolarmente affaticato. L’angina pectoris instabile, invece, si verifica anche in condizioni nelle quali il soggetto non è sottoposto ad un particolare sforzo ed è quindi più subdola e meno prevedibile. Questa condizione viene anche denominata sindrome pre-infartuale.
A livello fisiopatologico, invece, si possono distinguere angina primaria, determinata da una riduzione di apporto di ossigeno, ed angina secondaria, causata da un aumento del fabbisogno metabolico.
Tra le altre forme di angina pectoris occorre ricordare anche la Prinzmetal, che determina un sopralivellamento del tratto ST reversibile.
Come prevenirla
Alla base del percorso di prevenzione che pone il soggetto al riparo dai sintomi dell’angina si pone, come sempre, il ricorso frequente alla visita dal cardiologo: sottoporsi a cadenza periodica al controllo di uno specialista può essere una scelta determinante per identificare con i giusti tempi una situazione da monitorare con particolare scrupolo.
Tra gli esami specifici più utili a chiarire un eventuale quadro diagnostico, si fa spesso ricorso all’Eco Cardio, all’Ecodoppler a Riposo, ad ECG ed Holter.
La definizione del percorso terapeutico varia a seconda del tipo di angina diagnosticato e delle specifiche condizioni di salute del paziente trattato. Naturalmente, la prima arma utile ad arginare le conseguenze della patologia è garantire al muscolo cardiaco il massimo livello di riposo, permettendo al cuore di ricevere una migliore ossigenazione.
Praticare una leggera attività fisica aerobica contribuisce a prevenire il malessere e a scongiurare la sua ricomparsa. In presenza di angina instabile, invece, sono opportuni il ricovero presso strutture specializzate e la definizione di una terapia personalizzata.