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Displasia anca neonato | Diagnosi e cura

La displasia anca neonato è una malformazione scheletrica molto frequente, che interessa circa il 2-3% della popolazione in Italia. Si verifica quando la testa sferica del femore non alloggia correttamente nell’acetabolo, cioè non assume la giusta posizione rispetto alla cavità del bacino a forma di coppa che lo ospita. 

L’anca ha un ruolo fondamentale nella corretta deambulazione del bambino e dell’adulto, che può essere compromessa in caso di una mancata diagnosi precoce della displasia. Nei primi mesi, infatti, la natura cartilaginosa dell’articolazione facilita l’efficacia degli interventi correttivi, più o meno invasivi, a seconda della gravità della patologia. 

rappresentazione displasia anche

Cause della displasia

L’ereditarietà (DCA) è la prima delle cause della displasia delle anche. Alcune zone d’Italia, soprattutto Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, presentano una percentuale più alta di bambini nati con problematiche all’anca, che si riduce allo 0,1% in Sicilia e Sardegna. 
Altre cause accertate possono essere: 

  • Genere, di solito le femmine sono più colpite dei maschietti
  • Nascita podalica o in sofferenza, che incide sul corretto alloggio del femore nell’anca
  • Bassi livelli di liquido amniotico durante la gravidanza, che portano il bambino ad assumere una posizione fetale anomala con gli arti rannicchiati. 

Come si effettua la diagnosi

Poco dopo la nascita, durante le visite pediatriche di controllo, il medico testerà la mobilità delle gambine con due manovre, sostanzialmente indolori e impercettibili per il bambino, utili a stabilire la corretta allocazione della testa del femore nell’acetabolo.

 La manovra di ortolani e il test di Barlow sono importanti soprattutto nella diagnosi dei casi più evidenti. La prima rileva lo scorrimento dell’anca verso l’interno dell’acetabolo, la seconda rileva lo scorrimento fuori dall’acetabolo. Se nei movimenti si avverte un “clap”, significa che l’alloggio non è correttamente conformato e che l’anca potrebbe rischiare di lussarsi o sublussarsi se non vengono prescritti nell’immediato degli interventi correttivi. 

Ecco perché è importante che il bambino sia visitato subito dopo la nascita. Quando la diagnosi viene effettuata nei primi 7 giorni di vita, infatti, può rivelare difetti passeggeri in grado di autocorreggersi in poco tempo, ma la sua persistenza oltre i 15 giorni richiede degli accertamenti ulteriori tramite un’ecografia all’anca, l’unico esame che può confermare la prognosi del pediatra. 

Non essendo invasiva o dolorosa, viene svolta più volte nell’arco dei mesi successivi alla diagnosi per monitorare lo sviluppo della displasia e l’efficacia degli interventi indicati dall’ortopedico.

Negli ultimi anni l’ecografia alle anche è diventata un esame di routine, da svolgere ordinariamente tra il secondo e il terzo mese di vita anche quando il bambino non presenta sintomi evidenti, come una diversa lunghezza delle gambe o difficoltà nel divaricarle. 

Come curare la displasia delle anche nei neonati

Gli interventi per la cura della displasia variano da bambino a bambino a seconda del livello di gravità della patologia.

 Nella maggior parte di casi è sufficiente utilizzare per alcuni mesi il doppio pannolino o pannolini con divaricatori integrati, che inducono il neonato ad assumere la tipica posizione a ranocchio, favorendo il corretto sviluppo dell’articolazione tramite una pressione costante della testa del femore nell’acetabolo. 

Nei casi in cui la displasia risulti più pronunciata, nei primi 6 mesi il trattamento può avvenire indossando un tutore: ad esempio mutandine rigide, salopette correttive o il divaricatore di Pavlik. Quest’ultimo ha la forma di un’imbracatura con bretelle sottili, in cui inserire le braccia, e due anelli alle estremità, in cui inserire le gambe, allo scopo di mantenere nella corretta posizione gli arti del bambino.

Divaricatore di Pavlik
Divaricatore di Pavlik

È importante sapere che nessuno di questi metodi arreca dolore al piccolo, poiché studiati per rendere agevole tutte le attività quotidiane: dal cambio del pannolino alla pappa. Durante il bagnetto i tutori possono essere rimossi senza alcuna conseguenza, purché i genitori seguano le indicazioni e i consigli del medico.

In questo modo la guarigione completa può avvenire entro i 24 mesi. Non preoccupatevi di eventuali ritardi nella deambulazione: con la crescita il recupero sarà totale. 

Quando la displasia congenita dell’anca presenta, invece, connotazioni più gravi, l’ortopedico può valutare la pianificazione di interventi chirurgici al fine di ridurre la lussazione o di ricostruire l’osso “difettoso” del bacino.