La lussazione congenita è una patologia altresì nota come “displasia dell’anca”: questa condizione, identificata anche con gli acronimi LCA e DCA comporta uno sviluppo anormale delle articolazioni dell’anca durante l’età fetale. Nella fattispecie, la testa del femore dei soggetti interessati dalla malattia, tende ad allontanarsi dalla cavità acetabolare determinando conseguenze fisiche che, se non opportunamente trattate, possono evolversi durante i primi anni di vita e causare effetti invalidanti. Il suo carattere progressivo classifica la lussazione congenita come una malattia evolutiva.
Incidenza e sintomi della displasia dell’anca
La displasia dell’anca è una condizione che accomuna una percentuale di feti che oscilla tra lo 0,7 ed il 2,5%. Di questi, il 30% è colpita dalla forma bilaterale della malattia.
Tra i segnali che possono lasciar supporre che un feto sia afflitto dalla lussazione congenita figura lo “scatto in entrata”, caratteristica che è possibile riscontrare con l’esecuzione della Manovra di Ortolani o di quella di Barlow, procedure in seguito alle quali è possibile procedere all’attuazione di un eventuale intervento di riallocazione del femore nell’acetabolo.
Prima della deambulazione, è possibile identificare nell’asimmetria delle pliche dei glutei e nell’extrarotazione dell’arto altri due segnali chiari della malattia. Successivamente, gli indizi riconducibili alla sublussazione cronica dell’anca possono essere identificati nella contrattura degli adduttori, nel segno di Galeazzi e nel segno di Trendelemburg. Nell’adulto, infine, sono segnali di estrema importanza la comparsa di iperlordosi lombare, il ginocchio valgo e il femore nel neocotile.
In base alla sua gravità, la displasia delle anche viene catalogata secondo una scala di valori riassunta dalla Classificazione di Dunn.
La diagnosi ed il trattamento della lussazione congenita
Per poter diagnosticare la sindrome della lussazione congenita è necessario avvalersi dell’ausilio della medicina per immagini: l’ecografia anche neonato, nello specifico, permette di ottenere un quadro chiaro della salute del soggetto esaminato.
Questo accertamento è praticamente obbligatorio per tutti i neonati che presentano fattori di rischio o che hanno ricevuto una risposta positiva dall’attuazione delle manovre di Barlow o di Ortolani. Se opportunamente e tempestivamente diagnosticata, la patologia può essere risolta entro i primi giorni di vita con alcuni brevi cicli di terapia.
Ecografia alle anche neonatale: quando farla?
Come detto, una diagnosi rapida e puntuale accresce in maniera consistente le possibilità di attuare una terapia efficace in grado di ridurre al minimo i rischi di conseguenze future per la mobilità del bambino. L’ecografia, in questo senso, rappresenta uno strumento di grande importanza, in quanto permette di pervenire anzitempo all’identificazione del problema e alla determinazione di un calibrato trattamento terapeutico.
L’ecografia alle anche è un esame che sortisce il suo massimo risultato tra il secondo ed il terzo mese di vita del bambino.
Come si svolge l’ecografia fetale o neonatale alle anche?
L’ecografia è un accertamento diagnostico sicuro, efficace ed indolore: questa pratica non comporta alcun rischio per la salute del bambino, né prima, né dopo la sua nascita.
Parimenti, l’esame non causa conseguenze significative nemmeno nella gestante che si sottopone all’accertamento.
Per lo svolgimento dell’ecografia alle anche è necessario che la gestante (nel caso in cui l’esame interessi il feto) o il bambino siano collocati su un apposito lettino. Qui, dopo aver cosparso il distretto corporeo da osservare mediante l’impiego di un apposito gel, il paziente viene sottoposto all’azione di un sondino esterno che capta e trasmette delle immagini nitide e piuttosto definite ad un vicino monitor, mediante il quale il medico può tracciare la propria diagnosi.
Per aiutare il neonato a mantenere durante lo screening medico una postura adatta ad agevolare l’accertamento, è talvolta necessario l’ausilio di un divaricatore.