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Emorroidi interne ed esterne: cause, sintomi e rimedi

Le emorroidi rappresentano una condizione che affligge molte persone, di ogni età e di ambedue i sessi, causando disagio e, talvolta, problemi di imbarazzo nei soggetti che ne soffrono. Sono essenzialmente delle vene gonfie, simili a varici, localizzate nel retto inferiore o nell’ano. La loro comparsa può essere attribuita a diverse cause e possono manifestarsi sia internamente (emorroidi interne) che esternamente (emorroidi esterne), ognuna con sintomi e approcci terapeutici specifici.

Le cause delle emorroidi sono molteplici e spesso correlate tra loro. Tra i principali fattori scatenanti vi sono: la pressione intra-addominale cronica, legata ad esempio alla costipazione o alla gravidanza; uno stile di vita sedentario; scarso apporto di fibre nella dieta; eccessivo sforzo durante la defecazione. Anche fattori genetici e l’invecchiamento giocano un ruolo non trascurabile nello sviluppo di questa patologia.

Cosa sono le emorroidi

Le emorroidi, comunemente note come “cuscinetti emorroidari”, sono strutture vascolari situate nel canale anale che aiutano con il controllo delle feci. Tuttavia, quando si parla di “avere le emorroidi”, ci si riferisce a una condizione in cui queste strutture diventano infiammate o dall’aspetto rigonfio. La condizione può essere interna, ovvero localizzata all’interno del retto, o esterna, sviluppandosi sotto la pelle intorno all’ano.

Quali sono i sintomi delle emorroidi

Il sintomo più comune delle emorroidi, che si può manifestare sin dalla fase iniziale della patologia, è il sanguinamento rettale indolore, che generalmente si verifica durante o dopo la defecazione. Il sangue può apparire tanto sulla carta igienica, che nelle feci o nel WC. È importante sottolineare che qualsiasi sanguinamento rettale dovrebbe essere valutato da un medico per escludere cause più gravi.

Altri sintomi includono prurito o irritazione nella regione anale, dolore o disagio, soprattutto quando si è seduti o durante la defecazione, e la presenza di un gonfiore vicino all’ano, che può essere sensibile al tatto. In alcuni casi, le emorroidi esterne possono provocare la formazione di un coagulo di sangue (trombosi), risultando molto infiammate e provocando forte dolore.

Le emorroidi interne, che si formano all’interno del retto, possono prolassarsi (sporgere) attraverso l’ano durante gli sforzi della defecazione, causando sensazioni di umidità e l’incomodo senso di avere ancora bisogno di andare in bagno.

Comprensibilmente, parlare delle emorroidi può risultare imbarazzante per molti; tuttavia, è un disturbo molto comune con il quale molte persone convivono quotidianamente. Riconoscere i sintomi di emorroidi è il primo passo per decidere di rivolgersi ad uno specialista, consentendo a chi ne è affetto di intraprendere un percorso terapeutico per migliorare significativamente la propria qualità della vita.

Quali sono le cause delle emorroidi

Abbiamo più volte detto che questa condizione è estremamente comune e può colpire uomini e donne di ogni età. Ma quali sono le cause scatenanti di questa fastidiosa e talvolta dolorosa condizione?

Il fattore principale che contribuisce allo sviluppo della malattia emorroidaria è l’aumento della pressione nelle vene del retto e dell’ano. Questo può avvenire per diversi motivi. Uno dei più comuni è la stitichezza cronica o lo sforzo durante la defecazione, che porta a una pressione eccessiva sulle vene. Allo stesso modo, rimanere seduti per lunghi periodi può aumentare la pressione nel basso ventre, aggravando il rischio di sviluppare emorroidi.

Un altro fattore significativo è rappresentato da cambiamenti ormonali e dalla pressione esercitata sull’area pelvica e rettale durante la gravidanza, rendendo le donne incinte particolarmente suscettibili a questa condizione.

L’età gioca anch’essa un ruolo importante; con l’avanzare degli anni, i tessuti che supportano le vene nel retto e nell’ano possono indebolirsi e stirarsi, aumentando così la probabilità di sviluppare emorroidi.

Fattori dietetici, come un basso apporto di fibre, possono contribuire alla stitichezza e all’aumento della pressione durante la defecazione, facendo delle scelte alimentari sane un possibile metodo preventivo contro lo sviluppo delle emorroidi.

Infine, l’ereditarietà sembra avere una sua parte; se in famiglia vi sono stati casi di emorroidi, è possibile essere più inclini a svilupparle.

Classificazione e tipi di emorroidi

Emorroidi interne ed esterne

Le emorroidi possono essere classificate in due categorie principali: interne ed esterne, a seconda della loro posizione rispetto alla linea dentata dell’ano. Questa distinzione è fondamentale sia per la diagnosi che per la scelta del trattamento più adatto alla specifica tipologia emorroidale.

Le emorroidi interne si trovano all’interno del retto e non sono visibili esternamente. Sono ulteriormente suddivise in quattro gradi, a seconda della loro gravità:

  • Grado I: emorroidi che non prolassano fuori dall’ano.
  • Grado II: emorroidi che prolassano durante la defecazione ma si riducono spontaneamente.
  • Grado III: emorroidi che prolassano durante la defecazione o con lo sforzo e necessitano di essere ridotte manualmente.
  • Grado IV: emorroidi che sono prolassate e non possono essere ridotte, rimanendo esposte all’esterno.

Le emorroidi esterne, invece, si formano sotto la pelle intorno all’apertura anale. Possono causare disagio, dolore e prurito, soprattutto se si forma un trombo (coagulo di sangue) all’interno dell’emorroide, fenomeno noto come trombosi emorroidaria.

Comprendere se si è affetti da emorroide esterna o interna è cruciale non solo per gli specialisti ma anche per i pazienti, in quanto permette un approccio mirato al trattamento e alla prevenzione. Le opzioni terapeutiche variano ampiamente – dalla gestione conservativa con cambiamenti dietetici e stili di vita fino a interventi minimamente invasivi o chirurgici – e vengono scelte in base al tipo e alla gravità delle emorroidi.

Diagnosi delle emorroidi

La diagnosi delle emorroidi è un processo che prevede la valutazione dei sintomi e l’esame clinico.

Inizialmente, il medico raccoglierà un’anamnesi completa del paziente, ponendo domande specifiche sui sintomi, sulla durata degli stessi e su eventuali fattori scatenanti o di rischio come costipazione, gravidanza o uno stile di vita sedentario. È importante essere onesti e dettagliati nelle risposte per permettere al medico di comprendere appieno il quadro clinico.

Successivamente, si procede con l’esame fisico che include un’ispezione visiva dell’area anale per identificare eventuali gonfiori, lesioni o sanguinamenti. L’esame più comune per diagnosticare le emorroidi interne è l’anosopia, che consiste nell’inserimento di un piccolo strumento chiamato anoscopio nel retto. Questo permette al medico di visualizzare direttamente le emorroidi interne.

In alcuni casi, se vi sono dubbi sulla diagnosi o se si sospettano altre condizioni (come polipi o tumori), può essere raccomandata una colonscopia. Questa procedura più invasiva consente di esaminare l’intero colon utilizzando un tubo flessibile dotato di una telecamera. Vale la pena ricordare che presso Medical Imaging è possibile eseguire anche una non invasiva Colonscopia Virtuale, eliminando in questo modo i fastidi tipici dell’esame tradizionale.

Quali sono le complicanze delle emorroidi

Una delle complicanze più comuni delle emorroidi è la trombosi emorroidaria. Questa condizione si verifica quando si forma un coagulo di sangue all’interno dell’emorroide, provocando dolore intenso, gonfiore e talvolta un ingrossamento duro al tatto nell’area anale. Sebbene questa condizione possa risolversi da sola nel giro di qualche settimana, in alcuni casi può richiedere un intervento medico per rimuovere il coagulo.

Un’altra complicanza significativa è la prolungata sanguinazione. Anche se le perdite di sangue da emorroidi sono tipicamente lievi, il sanguinamento costante o pesante può avere tra le sue conseguenze un’anemia da carenza di ferro, caratterizzata da stanchezza, debolezza e pallore. È fondamentale cercare attenzione medica se si sperimenta sanguinamento prolungato o significativo.

L’infiammazione cronica causata dalle emorroidi può anche portare alla formazione di una fistola anale, un canale anormale che si sviluppa tra l’interno del retto e la pelle circostante l’ano. Questo può causare infezioni ricorrenti e richiede spesso un intervento chirurgico per essere risolto.

Infine, le emorroidi gravi e persistenti possono contribuire allo sviluppo del prolasso rettale, dove l’intero retto scivola all’esterno dell’ano, causando disagio significativo e richiedendo spesso un trattamento chirurgico.

Quali sono i fattori che predispongono all’insorgenza delle emorroidi

Ma quali sono i fattori che predispongono all’insorgenza delle emorroidi? Esaminiamo alcuni dei principali fattori di rischio.

Primo fra tutti è lo stile di vita sedentario. La mancanza di attività fisica può portare a stitichezza e sforzo durante l’evacuazione, aumentando la pressione nelle vene del retto e contribuendo allo sviluppo delle emorroidi.

La dieta gioca un ruolo cruciale. Un’alimentazione povera di fibre può rendere le feci dure e difficili da espellere, portando a uno sforzo eccessivo che può danneggiare le vene dell’area rettale. Al contrario, un’alimentazione ricca di fibre può aiutare a mantenere le feci morbide e a prevenire la stitichezza.

L’età è un altro fattore importante; con l’avanzare degli anni, i tessuti che supportano le vene nell’ano e nel retto possono indebolirsi e allungarsi, aumentando così il rischio di emorroidi.

Altri fattori includono la gravidanza, durante la quale l’aumento della pressione nell’addome può causare gonfiore delle vene rettali, e l’ereditarietà; se i tuoi genitori hanno avuto emorroidi, è possibile che tu sia più incline a svilupparle.

Infine, il sollevamento pesante cronico e alcune forme di tosse o vomito prolungato possono aumentare la pressione addominale, mettendo a rischio anche coloro che non rientrano nelle categorie precedenti.

Trattamento e cura delle emorroidi

Fortunatamente, esistono diverse opzioni di trattamento e cura che possono aiutare a mitigarne i disturbi e favorire una rapida guarigione.

In primo luogo, la gestione delle emorroidi inizia con cambiamenti dello stile di vita. Assicurarsi di mantenere una dieta ricca di fibre, consumando frutta, verdura e cereali integrali, può aiutare a prevenire la stitichezza diminuendo così lo sforzo durante l’evacuazione, fattore che può peggiorare le emorroidi. Inoltre, bere abbondante acqua è essenziale per mantenere le feci morbide.

Per alleviare il dolore e il disagio immediati, bagni tiepidi detti “sitz bath”, effettuati per 15-20 minuti più volte al giorno possono essere molto efficaci. L’applicazione locale di creme emorroidali o supposte raccomandate da un medico può anch’essa fornire sollievo dai sintomi.

In certi casi, quando le emorroidi non rispondono ai trattamenti conservativi, possono essere necessarie opzioni terapeutiche più invasive. Tra queste, la legatura elastica rappresenta una procedura ambulatoriale comune in cui un piccolo elastico viene posizionato attorno alla base dell’emorroide interna per tagliarne il flusso sanguigno, causandone la caduta entro una settimana. Questa tecnica è spesso usata per le emorroidi di grado II che non hanno risposto ad altri trattamenti conservativi.

Altre procedure includono la crioterapia, che usa il freddo per eliminare l’emorroide, e la scleroterapia, un’iniezione che provoca il restringimento dell’emorroide. In casi più gravi può essere considerata l’emorroidectomia chirurgica, ovvero l’asportazione delle emorroidi.

È importante sottolineare che ogni trattamento deve essere valutato e consigliato da un medico specialista basandosi sulla specificità del caso individuale.

L’intervento chirurgico per l’asportazione delle emorroidi

L’intervento chirurgico per le emorroidi è considerato quando i metodi meno invasivi non hanno fornito l’atteso beneficio o in casi di emorroidi particolarmente gravi.

Esistono diverse tecniche chirurgiche per il trattamento delle emorroidi, ciascuna con i suoi vantaggi e potenziali rischi. La scelta del metodo dipende da diversi fattori, tra cui la gravità e il tipo di emorroidi (interne, esterne o entrambe), la salute generale del paziente e la preferenza del chirurgo.

L’emorroidectomia è una delle procedure più comuni, in cui il tessuto emorroidario viene asportato chirurgicamente. Questo intervento può essere eseguito sotto anestesia locale, spinale o generale ed è generalmente raccomandato per le emorroidi di grado III o IV, che sono le più avanzate. Sebbene l’emorroidectomia sia efficace nel ridurre i sintomi a lungo termine, il periodo di recupero può essere doloroso e richiedere diverse settimane.

La dearterializzazione transanale guidata da Doppler (THD) è una tecnica relativamente nuova che mira a ridurre il flusso sanguigno alle emorroidi senza rimuoverle. È considerata meno dolorosa rispetto all’emorroidectomia e presenta un tempo di recupero più breve.

È importante discutere con il proprio medico le varie opzioni disponibili per determinare quale intervento chirurgico potrebbe essere più adatto alla propria situazione specifica. Ogni procedura ha i suoi benefici e rischi associati, ed è cruciale avere un’adeguata comprensione di questi prima di procedere.

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