La tiroide è uno degli organi più importanti tra quelli situati nella regione frontale del collo: la ghiandola, contraddistinta dalla sua forma tendenzialmente irregolare, ha un ruolo essenziale nella gestione fisiologica dell’organismo, in quanto regola parte dello sviluppo cerebrale e scheletrico, contribuendo in maniera diretta al metabolismo, allo sviluppo della pelle, a quello dell’apparato pilifero e degli organi sessuali.
Posizionata nell’intercapedine tra laringe e trachea, la ghiandola è costituita da due lobi interconnessi da una sezione definita “istmo”. La particolare struttura dell’organo, dunque, conferisce a quest’ultimo un tipico aspetto a forma di “H”. Le misure complessive ammontano a circa 11 centimetri ed il peso è pari a circa 20 grammi: le caratteristiche morfologiche e strutturali possono però risultare alterate, anche in misura piuttosto considerevole, in concomitanza con modificazioni ormonali dovute al progredire dell’età, al sesso o a condizioni particolari quali gravidanza, allattamento, menopausa, ciclo mestruale o pubertà.
Tra le cause che possono modificare la struttura della tiroide figurano anche alcuni fenomeni patologici, come, ad esempio, l’ipertiroidismo, condizione che determina una sovrapproduzione di ormoni tiroidei, dalla quale dipendono svariate conseguenze collaterali. Una visita endocrinologica può aiutare il soggetto a migliorare la situazione.
Cause dell’ipertiroidismo
Quella dell’ipertiroidismo è una condizione che accomuna un gran numero di soggetti, interessando in maniera più particolare le donne di età compresa tra i 20 ed i 40 anni.
Alla base del problema possono porsi cause piuttosto differenti, quali l’iperplasia primitiva diffusa e l’adenoma iperfunzionante: nel primo caso si riscontra la presenza di un surplus di immunoglobuline che, stimolando la tiroide, si combinano con i recettori TSH dando luogo al gozzo e alla sovrapproduzione ormonale; l’adenoma iperfunzionante, invece, determina un accrescimento asimmetrico della ghiandola tiroidea.
Tra le altre cause che possono porsi alla base della comparsa di fenomeni di ipertiroidismo figurano il gozzo multinodulare tossico ed il gozzo nodulare tossico: la prima condizione si manifesta principalmente tra le donne di età superiore ai 50 anni, si sviluppa subdolamente ed è conseguenza di una stimolazione protratta della tiroide causata da una precedente, reiterata ed insufficiente produzione di ormoni tiroidei; il gozzo nodulare tossico si lega invece a fenomeni che causano una sovrapproduzione localizzata.
Infine, anche l’assunzione eccessiva di preparati tiroidei, come quelli impiegati in molti prodotti dietetici, può essere, come l’eccesso di TSH, una delle cause di questa patologia.
Sintomi dell’ipertiroidismo
Sono numerosi i sintomi che possono rendere manifesta la condizione patologica sottesa dall’ipertiroidismo: comune a tutti i quadri clinici è l’aumento del consumo di ossigeno e l’accrescimento della produzione metabolica di calore, che determinano a loro volta iperidrosi, scarsa tolleranza al caldo, magrezza o tremori. In conseguenza all’aumento dell’attività metabolica, il paziente ipertiroideo sviluppa il flusso ematico e la vasodilatazione, che possono comportare l’accrescimento della temperatura corporea. Sono numerosi i pazienti afflitti da gozzo, catabolismo proteico, astenia ed alopecia.
L’ipertiroidismo può condizionare anche l’attività del sistema nervoso e diventare causa, nelle situazioni più gravi, di disturbi psicologici.
Diagnostica: l’utilità dellaa visita endocrinologica
La visita endocrinologica rappresenta il primo fondamentale passo del processo preventivo e terapeutico necessario per la cura dei paziente ipertiroideo.
Per appurare la presenza di una condizione patologica e, parimenti, per verificare i progressi compiuti nel contesto del piano terapeutico di un paziente già sotto cura, è necessario svolgere alcuni accertamenti specifici, da ripetere con cadenza periodica. Tra gli accertamenti da eseguire figurano gli esami del sangue con test del TSH e del dosaggio del T4. In determinate circostanze può essere richiesto anche il dosaggio del T3 e l’integrazione degli esami necessari alla valutazione degli anticorpi tiroidei, della calcitonina, della tireoglobulina e del TBG.
Per un’indagine clinica più approfondita, lo screening può essere completato con un’ecografia al collo, esame radiologico non invasivo in grado di fornire una mappatura esaustiva e dettagliata delle condizioni di salute di tutto il distretto corporeo: la diagnosi avviene in maniera non dolorosa e rapida grazie all’impiego di una sonda in grado di elaborare le immagini del complesso tiroideo e di inviarle estemporaneamente ad un vicino monitor, tramite il quale il medico endocrinologo può completare con precisione la propria indagine clinica.
Come si svolge la visita dall’endocrinologo
Nelle fasi iniziali di una visita endocrinologica, lo specialista chiede al paziente di esporgli in maniera dettagliata tutte le disfunzioni alle quali è soggetto. A questa fase segue, di solito, la raccolta empirica di dati, che include le misurazioni di peso e statura, la verifica della pressione sanguigna ed il rilevamento della frequenza cardiaca.
Una volta raccolti tutti i dati necessari, il medico pratica una palpazione manuale dell’intero complesso tiroideo, verificando la morfologia della ghiandola e la compatibilità della sua conformazione con la patologia del paziente. Al termine della verifica, il medico traccia ed espone la sua diagnosi, prescrivendo, nei casi che lo richiedono, la terapia farmacologica che il paziente dovrà seguire.
Nelle circostanze in cui la visita specialistica non fornisca un quadro dettagliato delle condizioni fisiche del paziente, l’endocrinologo può richiedere lo svolgimento di ulteriori esami come ecografia, risonanza magnetica o TAC.