L’ostecondrosi (conosciuta anche come osteocondrite) è una sindrome pediatrica, che colpisce cellule ossee e cartilaginee nei bambini e nei giovanissimi. L’eziologia è ancora sconosciuta, sebbene ci siano diverse ipotesi sulle cause alla sua origine. Non abbiamo ancora un quadro chiaro di cosa provochi l’osteocondrosi, ma la ricerca sta progredendo sia nell’indagarne la cause sia nelle terapie risolutive.
Quando e come si manifesta l’osteocondrosi giovanile
La patologia mostra i primi sintomi in età infantile e adolescenziale, orientativamente entro i primi 20 anni di vita, quando il corpo è in piena fase di sviluppo e di crescita. L’osteocondrosi comporta il distacco di un frammento osseo o cartilagineo dalle ossa lunghe o brevi dello scheletro. Per questo motivo, è più frequente che compaia in ossa con epifisi (estremità delle ossa lunghe, provviste di superficie articolare) o apofisi (qualsiasi parte sporgente di un osso, che funge da intersezione tra tendini e muscolo).
Il frammento che si stacca dalla porzione sana di osso prende il nome di topo articolare.
Le giunture articolari più colpite dall’ostecondrosi sono ginocchio, gomito, anca e astragalo, l’osso breve del piede, collocato nel tarso.
Esistono diverse forme di osteocondrosi, sviluppate entro i 15 anni, che si propongono con sintomi, conseguenze e trattamenti differenti.
Le principali forme della malattia
La malattia ossea di Köhler, che colpisce i bambini tra i 3 e 5 anni. Interessa l’osso navicolare del tarso, presente nel piede, che diventa gonfio e dolorante, soprattutto in corrispondenza dell’arcata plantare. Il dolore si presenta durante la deambulazione, portando i piccoli pazienti ad assumere una postura scorretta e un’andatura sbilanciata.
La malattia di Legg-Calvé-Perthes, compare tra i 5 e i 10 anni di età, con predominanza nel sesso maschile. In questo caso l’articolazione colpita è quella dell’anca, con dolori localizzati anche nel ginocchio.
Malattia di Sinding-Larsen-Johansoon, compare tra i 10 e i 14 anni e colpisce il polo inferiore della rotula del ginocchio. Si presenta soprattutto nei bambini che praticano sport a seguito di traumi ripetuti.
Osteocondrosi di Osgood-Schlatter, diagnosticata tra i 10 e i 15 anni di età, colpisce la tuberosi tibiale anteriore. La sua origine è comunemente traumatica e viene trattata con riposo e analgesici.
Il morbo di Scheuermann si manifesta in età adolescenziale e porta a lombalgia e cifosi. La sua eziologia è ancora poco chiara: si ipotizza un fattore ereditario, ma anche cause traumatiche.
Tra le forme rare, la più diffusa è l’ostecondrosi di Sever-Blenke, che si manifesta in un’epifisite del calcagno prima della completa ossificazione dell’articolazione, molto comune nei giovani atleti tra i 9 e i 14 anni.
Cosa provoca l’osteocondrosi vertebrale: le cause conosciute
Le cause non sono ancora del tutto chiare, sebbene siano state convalidate alcune ipotesi oggi tra le più accreditate in ambito clinico. All’origine dell’ostecondrite sembra esserci una degenerazione necrotica, cioè la morte di cellule ossee, causa dell’indebolimento e del successivo distacco del topo articolare.
La malattia attraversa quattro stadi in ogni sua forma:
- primo stadio: l’osso inizia ad appiattirsi nel punto di lesione;
- secondo stadio: il frammento osseo comincia a diventare visibile;
- terzo stadio: il frammento è quasi del tutto staccato;
- quarto stadio: il topo articolare è completamente distaccato dall’articolazione.
Se l’ostecondrosi viene diagnosticata nei primi due stadi, le lesioni vengono considerate stabili e vengono trattate con terapie conservative; nel terzo e quarto stadio, il medico specialista valuterà la necessità di un intervento chirurgico per recuperare o eliminare i frammenti distaccati dall’osso sano.
Come si effettua una diagnosi e come curare l’osteocondrosi
Una diagnosi precoce consente di intervenire in modo non invasivo e di conservare l’osso o l’articolazione evitando interventi chirurgici. Quali sono gli step per verificare la presenza di osteocondriti?
- Esame obiettivo da parte del medico, durante il quale viene analizzata la motilità articolare attraverso l’angolo di estensione dell’articolazione;
- esami strumentali, come radiografia, risonanza magnetica o TAC.
Solo a questo punto è possibile valutare la terapia più idonea al recupero dell’osso o dell’articolazione. Come curare l’osteocondrosi? Ci sono due strade:
- terapia conservativa, con riposo dall’attività fisica, fisioterapia o immobilizzazione, per portare alla guarigione spontanea della patologia;
- terapia chirurgica, nello stadio tre e quattro dell’osteocondrosi degenerativa, con un intervento di artroscopia. Il suo obiettivo è recuperare il frammento osseo con microperforazioni dell’area di interesse per favorire la vascolarizzazione o ricostruire l’estremità distaccata tramite trapianto di condrociti.
Qualora necessario, si affianca terapia farmacologica per ridurre il dolore.
Esami strumentali per osteocondrosi a Caserta e provincia
Dove recarsi in caso di sospetta osteocondrite? È bene rivolgersi al medico curante o a un medico specialista per un primo esame obiettivo, a cui faranno seguito eventuali esami diagnostici prescritti dal professionista. Se abiti a Caserta o provincia, puoi recarti presso il centro Medical Imaging – Polisanitaria Iodice a Curti per svolgere gli approfondimenti richiesti.
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