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Prevenzione tumore alla mammella: cosa c’è da sapere

Il tumore al seno è una patologia che tende a risultare particolarmente grave se non diagnosticata e curata con lauto anticipo. Come tutte le malattie analoghe, anche il cancro al seno implica un’incontrollata riproduzione di cellule che si manifesta nel distretto della ghiandola mammaria e comporta la formazione di alcune aree nelle quali le cellule maligne si addensano in una massa.
Contrariamente a quanto erroneamente sostenuto dal senso comune, il tumore alla mammella è uno stato patologico che, sebbene sia prevalente nel pubblico femminile, tende ad interessare in casi sporadici anche l’uomo: si calcola, comunque, che siano poco più del 12% della popolazione mondiale le donne affette da questa malattia. Di queste, una media del 17%, complice una cattiva o non tempestiva diagnosi del male, non riesce a sconfiggere il tumore mediante un apposito percorso di cura. Il tumore al seno maschile si palesa con frequenza decisamente più limitata (0,7%).

Il tumore al seno come si manifesta? Nella maggior parte dei casi non si riscontrano particolari episodi di dolore: sono altresì frequenti noduli e alterazioni del quadrante superiore esterno, spesso percepibili anche attraverso l’autopalpazione. E’ importante prestare attenzione anche alle eventuali modificazioni del capezzolo e alle variazioni cutanee o morfologiche del seno. Per avere la certezza di poter scorgere anticipatamente eventuali sintomi di una malattia è sempre consigliabile una periodica opera preventiva basata sul controllo medico e sull’accertamento mammografico ed ecografico.

Si tende a dividere i tumori al seno in due categorie: quella delle forme invasive e quella delle forme non invasive. Queste ultime possono essere denominate con l’acronimo “DIN”,(includono i Gradi 1A, 1B, 1C, 2 e 3, che identificano atipia epiteliale piatta, iperplasia duttale atipica, neoplasia duttale intraepiteliale ben differenziato, moderatamente differenziato e scarsamente differenziato) o “LIN 1”, “LIN 2” o “LIN 3”, acronimi che sottendono i tre diversi gradi di Neoplasia Lobulare Intraepiteliale.
Tra le forme invasive rientrano il carcinoma duttale, il carcinoma lobulare e i rari casi di carcinoma tubolare, papillare, mucinoso e cribriforme.

Cosa causa il tumore al seno?

Sono numerosi i fattori di rischio che si pongono alla base della formazione del tumore alla mammella. Primo tra i fattori di rischio è l’età: si calcola che ¾ dei pazienti afflitti da questa patologia hanno un’età superiore ai 50 anni. Anche la familiarità gioca un ruolo chiave in una percentuale di donne compresa tra il 5 ed il 7% di quelle a cui questa malattia viene diagnosticata.

Oltre ai fattori di rischio noti e alle mutazioni ormonali, a determinare la formazione e l’infiammazione di noduli e cisti nella zona della mammella possono essere anche alcune variazioni genetiche, in grado da sole di rendere cancerose le cellule sane, attraverso una gestione anomala dei geni oncogeni ed oncosoppressori.

Quali sono i sintomi del tumore al seno?

La diffusa assenza di dolori connessi alla formazione del tumore elegge l’autopalpazione a strumento prioritario atto a procedere ad una sommaria diagnosi relativa ad un eventuale tumore al seno. La presenza di un nuovo nodulo, il più delle volte piuttosto eterogeneo ed irregolare rispetto alle strutture ghiandolari della mammella, è solitamente il primo segno da tenere in considerazione e da sottoporre immediatamente all’attenzione di uno specialista.
Sono sintomi degni di nota anche gonfiori diffusi o localizzati, anche in assenza di noduli percepibili al tatto, irritazioni cutanee, dolori e retrazioni dei capezzoli, arrossamenti, secrezione anomala del latte materno, mutazioni morfologiche e l’anomala morbidezza del capezzolo.
In alcuni casi il tumore al seno può estendersi ai complessi ascellari, causando anomali gonfiori.

E’ stato dimostrato, inoltre, che a favorire l’insorgenza della malattia contribuisce l’eccessivo uso di estrogeni. Sono infine fattori di rischio notevoli anche il fumo e l’obesità. Anche una dieta errata, unita all’assunzione di alcune particolari sostanze spesso contenute in alimenti o prodotti di uso comune contribuisce in maniera significativa ad accrescere le probabilità di contrazione della malattia: un esempio su tutti è quello rappresentato dai parabeni, elementi spesso contenuti nella composizione di base di cosmetici, prodotti per capelli e deodoranti, che, se accumulati nei tessuti, possono essere forieri di formazioni anomale a livello del seno.

Come si diagnostica il tumore alle mammelle?

La mammografia rappresenta la soluzione più veloce ed efficace per addivenire ad una precoce diagnosi del male. E’ consigliabile effettuarla ogni due anni, tra i 50 ed i 69. Il parere di un medico può rendere consigliabile la sottoposizione del paziente a questo esame ad intervalli di tempo più ravvicinati. Per quanti possiedono in famiglia episodi diagnosticati di tumori al seno è consigliabile sottoporsi ad accertamento periodico tramite mammografia a partire dal 40esimo anno di età. In età più giovane, si tende a preferire esaminare il seno attraverso l’ecografia mammaria.

E’ ovviamente raccomandabile far coincidere tali accertamenti ad un controllo senologico approfondito, in concomitanza della quale stabilire l’eventuale percorso terapeutico da seguire per far fronte ad un’eventuale patologia. A seconda della gravità della malattia è possibile curare il tumore attraverso la chemioterapia o la radioterapia o, laddove possibile, avvalendosi di specifiche tecniche chirurgiche.

Prevenzione, gli aspetti fondamentali per essere in salute

Fondamentale ai fini di una diagnosi tempestiva è la prevenzione: i controlli periodici ai quali sottoporre il seno a partire dal quarantesimo anno di età fanno parte del percorso preventivo necessario a ridurre al minimo i rischi connessi al manifestarsi della malattia
Tra una visita e l’altra è altresì raccomandabile provvedere autonomamente alla palpazione dei distretti corporei che sorgono nei pressi delle mammelle, assicurandosi che non vi siano formazioni anomale o sintomi che rendano consigliabile il ricorso preventivo all’osservazione medica.
Affinché il ricorso all’autopalpazione non risulti falsato, è opportuno ripeterlo ogni mese, preferibilmente nel periodo compreso tra il settimo ed il quattordicesimo giorno del ciclo mestruale.

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