Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno. Una battaglia contro una malattia sempre più diffusa che da anni medici, ricercatori, associazioni e sanità continuano a combattere.
Secondo gli ultimi dati nazionali raccolti da LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), i tumori al seno rappresentano circa il 30% dei tumori maligni diagnosticati alle donne ogni anno. Solo nel 2019 sono state 53.500 le donne italiane che hanno ricevuto questa diagnosi, con un trend di crescita dello 0,3% (Fonte LILT).
Aumenta, fortunatamente, anche un dato positivo: l’87% delle pazienti sopravvive ai 5 anni successivi alla diagnosi. Questo grazie alla ricerca, alle cure sempre più personalizzate e ai macchinari di ultima generazione disponibili in numerosi centri in tutta Italia (vedi Polisanitaria Iodice a Curti).
Come si sviluppa il tumore al seno
La mammella è composta da tre diversi tessuti: ghiandolare, adiposo e fibroso. Le cellule che costituiscono il tessuto ghiandolare si riproducono continuamente sia per rinnovarsi, sia per riparare le cellule danneggiate.
Con l’avanzare dell’età e a causa di fattori esterni che influiscono sulla salute della donna, può capitare che la crescita delle cellule si sviluppi in modo anomalo e incontrollato. Questa potrebbe essere la genesi di un tumore. Vogliamo sottolineare un aspetto importante: solo l’8% dei tumori al seno deriva da mutazioni genetiche, in particolare dei geni BRCa1 e BRCa2 ereditati nel DNA. Questo significa che si ha una maggiore predisposizione verso lo sviluppo di un cancro al seno o all’ovaio, ma non è detto che compaia.
Sintomi tumore al seno
Screening ed esami specialistici sono la chiave per una diagnosi precoce del carcinoma al seno, cioè un tumore maligno che si forma a partire dalle ghiandole mammarie. Anche una corretta autopalpazione periodica del seno è fondamentale per avvertire dei primi sintomi sospetti. Ad esempio:
- presenza di noduli;
- rientranze della cute;
- secrezioni dai capezzoli;
- arrossamenti della pelle;
- gonfiore;
- ingrossamento dei linfonodi presenti sotto le ascelle.
Il dolore al seno in uno stadio iniziale, invece, può ricadere nei falsi miti che spesso si diffondono quando non c’è una corretta informazione, individuati anche dalla Fondazione Veronesi. Come riportato sul sito dell’AIRC “Uno studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4 per cento di esse aveva una lesione maligna, mentre nel 12,3 per cento erano presenti lesioni benigne (come le cisti al seno) e nel resto dei casi non vi era alcuna lesione. Il dolore era provocato solo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo”.
Cause tumore maligno al seno
Come vedremo, la medicina gioca su due importanti tipologie di prevenzione: primaria, che individua i fattori di rischio con l’obiettivo di ridurli, secondaria, basata su screening e diagnosi precoce. I fattori di rischio si dividono a loro volta in due categorie: modificabili e non modificabili.
Tra i fattori di rischio non modificabili troviamo:
- L’età: con il passare degli anni c’è una maggiore possibilità di sviluppare un tumore.
- Il quadro riproduttivo della donna: primo ciclo mestruale, gravidanze, allattamento, menopausa.
- Tumori precedenti che possono rigenerarsi.
Tra i fattori di rischio modificabili, invece, troviamo:
- Obesità: soprattutto nelle donne in menopausa.
- Sedentarietà: quasi totale assenza di attività fisica.
- Alimentazione non bilanciata: spesso c’è uno scarso consumo di frutta e verdura a favore di alimenti ricchi di grassi e zuccheri o di carni rosse.
- Alcool e fumo: sembrano spesso correlati allo sviluppo di tumori al seno.
Prevenzione tumore al seno
L’aumentare dei casi di cancro al seno nel corso degli anni ha reso prioritaria una cultura della prevenzione coltivata in tutte le fasce di età, dalle giovani ragazze alle donne adulte in menopausa. È importante perciò sapere che esistono tre diversi livelli di prevenzione:
- Prevenzione primaria: per educare e sensibilizzare le donne a partire dall’età scolare su una corretta alimentazione e uno stile di vita sano e attivo, con incontri ed eventi dedicati anche alla stessa patologia.
- Prevenzione secondaria: con screening e visite periodiche per individuare eventuali piccole masse o lesioni allo stadio iniziale.
- Prevenzione terziaria: con la riabilitazione del paziente oncologico.
Esami e screening tumore al seno
La prevenzione secondaria diventa fondamentale con il passare degli anni, ancor di più quando la donna è stata lungamente esposta a diversi fattori di rischio come l’obesità, la sedentarietà e la cattiva alimentazione.
Dopo i 40 anni, consigliamo visite e screening annuali per valutare la salute del seno ed approfondire con ulteriori esami qualora ce ne fosse l’esigenza. È bene dunque affidarsi ad uno specialista per una visita senologica, da ripetere ogni anno o in base al consiglio del medico.
Quali sono, invece, gli accertamenti da fare?
- La mammografia, un esame diagnostico radiologico che individua eventuali lesioni delle mammelle soprattutto nello stadio iniziale.
- L’ecografia mammaria, che utilizza gli ultrasuoni per analizzare in profondità i tessuti del seno.
- La risonanza magnetica, se si riscontrano lesioni difficili da classificare o mammelle molto dense.
In caso di esito positivo degli esami, la scelta delle terapie e degli interventi in una paziente oncologica dipenderanno dalle caratteristiche del tessuto tumorale, spesso esaminato tramite biopsia, e dallo stadio di avanzamento della neoplasia mammaria.